Il Bosco Addormentato
C’era una volta Rosaspina. Se
questa storia l’avesse scritta lei non si sarebbe chiamata così, ma, chissà
perché, le storie non se le scrivono forse mai i personaggi. Possiamo anche
dire che Rosaspina non avrebbe scritto forse mai.
Ma seguimi, lettore! Chi ti
ha detto che non esiste sull’orologio la tredicesima ora e nella credenza il
tredicesimo piatto?
Quella sera infatti furono
invitati tutti. Fu una bella festa, perché non c’era niente da festeggiare e si
festeggiava tutto, perché sui termosifoni accesi c’erano le bucce dei
mandarini, perché nel gioco delle sedie quando si spegneva la musica compariva
una nuvola a forma di piroga, ma la poteva vedere solo uno alla volta, perché
le uova di legno per rammendare i calzini erano state messe al bando, non si sa
bene per quale motivo.
La luna splendeva bassa nel
cielo, quando Rosaspina uscì ad accompagnare l’ultimo ospite per un tratto. Si
salutarono sul limitare del bosco, e Rosaspina salì in groppa al cavallo che
fino ad allora aveva portato a mano, con l’idea di fare una passeggiata tra gli
alberi. qualcuno doveva averla avvertita che era meglio dimenticarsi una
scarpetta al ballo che un guanto nella tasca, ma lei non ci aveva badato e così
al primo tronco si sbucciò una nocca.
Fu allora che tutti gli
alberi del bosco si addormentarono: piegarono i rami a mo’ di gomito sugli
occhi e chinarono le chiome come per una libecciata improvvisa.
Passarono mille e mille anni.
Rosaspina e il suo cavallo non si mossero dal bosco, ma per loro fu un battito
di ciglia. Finché Rosaspina non trovò un’altalena appesa a un ramo e si mise a
dondolare.
Gli alberi si trasformarono
in lampioni accesi, metà che con lo stelo a terra guardavano verso il cielo e
metà che tuffavano la testa nell’acqua del fiume. Rosaspina si guardò la mano
con un piccolo segno sulla nocca e pensò che si guarisce anche per seconda
intenzione. Si mise a fare le bolle di sapone e contò una distanza in ponti
invece che in anni, che tanto il numero era lo stesso. Una bolla andò a scoppiare
proprio sulla punta di un lampione che in quell’istante si spense. Rosaspina
credette di aver combinato un guaio (e stava per rimontare in fretta sul
cavallo) quando si accorse che si erano spenti tutti. C’è un’ora che si
spengono i lampioni.