giovedì 18 settembre 2014

maschera



Cambio la presa scart dietro lo schermo. Vecchi super8 montati su vhs. Operazione nostalgia organizzata. Mi dico che fai, ma lo faccio. Ho febbre e sinusite, mia nonna ha un anno meno di me, se faccio bene il conto. E poi a un tratto quel gesto. Ci sono gesti che vanno ad estinguersi?
Stiro la mia maglietta e quando arrivo ai segni delle mollette sui fianchi credo che la mia maglietta mi somigli. Non così i miei pantaloni, questo settembre nessuno dei miei pantaloni mi riconosce. Pazienza.
L’albero arriva con i rami alla finestra, al semaforo si ferma il professore di matematica ora in pensione, che al ginnasio ci spiegava geometria col pallone da basket. Sfilano le signore che approfittano del rosso per pettinarsi le sopracciglia. Sfilano le colonne dei grafici statistici con i loro colori evidenziatore come gli stick tra le pagine del Fornero Abbagnano di seconda mano prima di un’interrogazione.
Che cos’è che ci fa galleggiare fuori dall’acqua? “Continua ad appannarmisi la maschera” “Ci devi sputare dentro e poi lasciarla un’oretta al sole”.
Mi passo il palmo sulla fronte, velocemente, senza neanche accorgermene. 

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