La Sirenetta.
C’era
una volta la Sirenetta. Se camminava non poteva cantare, se cantava non poteva
ascoltare, se s’innamorava non poteva abbracciare, se abbracciava non si poteva
innamorare.
Ora
la Sirenetta ha appena finito di nuotare una vasca dopo l’altra e si è seduta
sul bordo issandosi sugli avambracci e ha i capelli bagnati. Immaginatevela di
spalle per favore, non gradirebbe in questo momento di essere guardata in
faccia. Si osserva le ginocchia e pensa
“questi qua sotto non sono né pinne né piedi”, come le persone che
nuotano e cantano o camminano e ascoltano amano e abbracciano non sono altro
che persone. E lei è sul bordo, non canta e non ascolta, ma vorrebbe
innamorarsi, anzi crede di essere già innamorata, si volta appena e vede il
trampolino: del trampolino sì, potrebbe innamorarsi, in fondo quando è
nell’acqua desidera sempre di fare la trapezista. Se quando ho i piedi non
posso cantare che perlomeno cantino i miei piedi sulla fune, che cantino le
persone il loro grido; io intanto sarò caduta e già non potrò più
ascoltare.
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