Antonio Machado.
Stamani
ho camminato. Non molto: ho lasciato la bicicletta alla Porta San Niccolò per
andare a San Miniato, Erta Canina Via delle Porte Sante. Solo, ci ho un po’
pensato. Che cos’è un passo? Che cosa un passo che avanza? E’ quello che ti
resta nel piatto alla fine della cena, che non ce la fai a mandare giù: è il
boccone che decidi di lasciare o l’imbocco che decidi di prendere? Dove sta il
segreto: tarso metatarso punta? E se la foto più bella fosse quella che ti sta
dietro le spalle? Bastano centottanta gradi, li conosco bene -punta metatarso
tarso-, mezzo giro di giostra. Per questo si passa dall’amare le possibilità
inespresse all’amare espresse impossibilità? Per questo non faccio in tempo a
dire calcagno e mi si para davanti come una lama uno specchio? E basterebbe
girarlo, ma anche i giri finiscono a turni alterni per essere sempre uno di
troppo, per forza sempre dispari, e lo specchio sempre e solo specchio.
Insegnami il segreto, caminante.
Che
cos’è la distanza? Alla festa dell’artigianato di qualche anno fa, Mina dalla
radio si struggeva che la città era troppo grande, e intanto il settore
Pakistan somigliava sempre di più alla fiera dell’uva all’Impruneta. E io e te
intorno al banco delle spezie ci guardavamo tra i mucchi colorati, e già da un
po’ non ci stavamo più cercando. Insegnami il segreto, caminante.
(…)
Caminante
son tus huellas
El
camino y nada mas;
caminante,
no hay camino
se
hace camino al andar.
(…)
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