Questa storia è dedicata a tutti quelli che, come me fino a un mesetto fa, non credono nell’esistenza dei farmaci inalatori per i gatti.
Comincia la storia una sera dopo cena, mentre guardo la mia gatta, accovacciata ma all’erta sull’asse da stiro che sta seguendo col naso la traiettoria di un moscerino (sì, moscerini in febbraio, non ci facciamo mancare niente). Noto che le scapole le si alzano in modo strano e inizio a sospettare, chiedo riscontro a mia madre che è lì con me, e lei mi dice di non preoccuparmi, che sono un po’ troppo apprensiva. Le credo e mi metto in pace, tranne che in un angolino. Il giorno dopo mi basta dare un’occhiata al tremolio delle vibrisse di solito sornione della gatta, perché quell’angolino mi prenda forte per un dito e inizi a tirarlo, mi strattoni il braccio: “ho già il cappotto addosso, dài sbrigati” saltella, e in men che non si dica sono all’ambulatorio veterinario. La veterinaria mi dice che deve vedere la gatta, per farle le lastre del torace e le analisi del sangue: potrebbe essere un problema cardiaco. Torno a casa di corsa e dopo una colluttazione da cui usciamo entrambe malconce riesco a infilare la gatta nel trasportino. Per strada mi trascino sette chili-così apprenderò poco dopo sulla bilancia- di contrarietà in valigia e trafelate arriviamo alla porta dell’ambulatorio. Appena aperta la scatola scopriamo che la gatta sta facendo una crisi respiratoria, non riesce a respirare se non a bocca aperta. Le lastre ci tranquillizzano immediatamente: l’ombra cardiaca -come i radiologi chiamano quest’impressione di cuore a due dimensioni- è nella norma. Ci si orienta su un problema respiratorio, asma probabilmente e subito Zoe -"siamo quasi coetanee, chiamami per nome"- procede con due iniezioni: una di antibiotico che fa lei e una di steroidi che fa fare a me. Per scrupolo però (sente un soffio col fonendoscopio) mi indirizza a una clinica da un suo collega e amico per fare l’ecocardiogramma. Mentre osserva le onde doppler, l’ecografista mi chiede della terapia per l’asma, e gli spiego che la sua collega mi ha suggerito due mesi di steroidi sottocute. “Non vi è venuto in mente di pensare agli inalatori?” sgrano gli occhi e do il meglio della ragazzina presuntuosa che c’è in me, scandisco: “inalatori per un gatto?” mi balenano delle nozioni sul fatto che negli esseri umani dopo lettura del libretto d’istruzioni e spiegazioni vis-à-vis, dal 60 al 90 percento della dose va sprecato nel faringe “allora gonfiala di steroidi, se ti fa piacere!” mi sono intignata su un’inezia e mi è sfuggita la portata dell’assioma: inalatori uguale uso topico uguale dose minore uguale minori effetti collaterali. Pigolo “oh, già: certo le andrebbero meno steroidi in circolo” “…” “ma c’è qualche gatto che li fa davvero questi inalatori?” “qualche milione” senza girarsi. Sorrido, capisco che abbiamo trovato una buona soluzione per Smilla, la mia gatta.
Da allora quando in farmacia chiedo fluticasone e ventolin senza ricetta perché è per il gatto mi guardano storto: li prendo in giro forse o ho smarrito il senno? Invece vi dico, siate buoni con chi scopre l’aerokat!
Ciao, scusa non ho capito bene.....usi il ventolin per il gatto? Si riesce?
RispondiEliminaCiao, di solito uso il fluticasone (corticosteroide)che ha effetto antinfiammatorio più immediato invece del ventolin. Comunque sì, si riesce. Ti posso dire che dopo un po' i gatti si abituano alla manovra e diventa possibile applicare la mascherina e farli inalare anche mentre sono seduti a riposare. In rete trovi tutte le informazioni che ti possono servire. Ciao
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